TOLOUSE-LAUTREC // LA BELLE ÉPOQUE

di Vera Viselli


Henri-Marie-Raymond de Tolouse-Lautrec-Montfa
nacque nel novembre del 1864 da una nobile famiglia, un conte ed una contessa: una stirpe che discendeva da Raimondo V conte di Tolosa e che, durante il 19.mo secolo, faceva parte della cosiddetta aristocrazia di provincia – erano grandi proprietari terrieri, possedevano vari castelli ed appartamenti nei quartieri residenziali parigini, così come una tenuta di caccia (il padre era un grande appassionato di ippica ed amava guardare le corse di cavalli). Henri non fu esattamente baciato dalla dea bellezza: nel 1878 cadde sul parquet di casa (a quanto pare, il parquet era stato malamente incerato) rompendosi il femore sinistro, mentre l’anno seguente toccò all’altra gamba, dopo una caduta in un fossato. Queste due fratture non poterono mai guarire in quanto il ragazzo soffriva di osteogenesi imperfetta, e le sue gambe non poterono quindi più svilupparsi, facendolo fermare ad un’altezza di un metro e 52 cm. Insomma, Henri si ritrovava adulto nel corpo di un bambino, pur non essendo affetto da nanismo; questa sua particolare condizione fisica non gli permise, chiaramente, di partecipare attivamente alla vita sociale che il suo rango comportava, ma ebbe da un lato la fortuna di farlo immergere totalmente nell’arte. Quando era ancora un bambino, venne a contatto con un pittore sordomuto amico del padre, René Princeteau, il quale amava le raffigurazioni canine ed equestri e lo esortò a rappresentare soggetti sportivi, dopo averlo iniziato al teatro ed al circo. Fu così che Henri iniziò a dipingere: perlopiù scene di carattere famigliare, battute di caccia e cavalli, che firmava però con uno pseudonimo per volontà paterna – il padre temeva di veder infangato il buon nome della famiglia -, mentre sembra che la madre lo definisse come “il nostro futuro Michelangelo”.

Henri de Toulouse-Lautrec, Au Concert (Before Letters), 1896. Color Lithography, 32x25,2 cm © Herakleidon Museum, Athens Greece
Henri de Toulouse-Lautrec, Au Concert (Before Letters), 1896. Color Lithography, 32×25,2 cm © Herakleidon Museum, Athens Greece

Nonostante queste scene sembrino presagire una certa attenzione naturalistica, una volta trasferitosi a Parigi, Lautrec esplorò spesso e volentieri i luoghi che lo circondavano (soprattutto il quartiere di Montmartre), ma non secondo quello spirito puramente impressionista di cattura del reale: per lui il paesaggio non contava nulla, serviva solo per far emergere la figura, che era al centro del suo interesse raffigurativo. Il suo tipo di pittura e di grafica sono state più volte paragonate alla narrativa di Maupassant per via dei suo scorci taglienti e dei colpi di luce, e sta esattamente in questa rapidità di pennello la sua principale caratteristica: era quasi come se volesse sbrigarsi a comunicare, con la sua figurazione così duttile, dedita non all’ambito estetico ma profondamente vicina a quello dell’espressione linguistica. Se questa velocità di catturare un qualcosa lo avvicina all’idea impressionista del prendere un momento e scaraventarlo su tela, è per l’appunto solamente un’impressione, perché Tolouse-Lautrec non desiderava affatto ritrarre quello scorcio di realtà che si ritrovava davanti, quanto piuttosto andare oltre quell’impressione visiva per catturarne lo stimolo psicologico. Tanto che per ottenere questa immediatezza di reazione alla vista, preferiva il disegno alla pittura, la matita al pennello, il pastello e la litografia.

Allestimento della mostra.
Allestimento della mostra.
Henri de Toulouse-Lautrec, Babylone d'Allemagne, 1984, Color Lithography, 120x84,5 cm © Herakleidon Museum, Athens Greece
Henri de Toulouse-Lautrec, Babylone d’Allemagne, 1984, Color Lithography, 120×84,5 cm © Herakleidon Museum, Athens Greece

Ma la sua velocità non apparteneva soltanto al gesto grafico; era un qualcosa di molto più consistente, un atto mentale di percezione del futuro. Fu infatti il primo ad intuire le potenzialità del nuovo genere artistico – tutto cittadino – che si stava per affermare, la pubblicità, tanto che nel disegnare una copertina si impegnava allo stesso modo che per dipingere un quadro. Aveva capito precocemente quanto fosse importante comunicare per sollecitare una reazione, al di là del rappresentare, perché la reazione è generata da una comunicazione che colpisce, che si insinua in qualche modo nella mente, mentre nella rappresentazione l’oggetto in sé viene fissato. E basta. Questa sua espansione della concezione dell’arte fa si che l’attività artistica non finisca con un quadro (con l’oggetto finito) ma si protragga nei vari disegni, schizzi, dipinti ed incisioni che ci si ritrova a sfogliare esattamente come le poesie, arrivando a definire l’arte non più come la visione dell’artista ma come la quintessenza della sua vita. Una vita che, per definizione, vuole essere animata, ed i suoi principali soggetti (le ballerine, i mimi e le prostitute) non facevano che racchiudere in tutto e per tutto questo tipo di animazione, essendo attori e protagonisti perfetti di quella che era la commedia umana del tempo.

Questa mostra, curata da Stefano Zuffi ed organizzata dai Musei Reali di Torino ed Arthhemisia Group, con il patrocinio della Città di Torino e sotto l’egida del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, raccoglie ben 170 opere dell’artista francese, provenienti dall’Herakleidon Museum di Atene, e ripercorre in modo perfetto ed essenziale il percorso artistico, umano e psicologico di Henri de Tolouse-Lautrec attraverso la divisione in dieci sezioni, seguendo tutti quei cambiamenti che hanno caratterizzato la seconda metà dell’Ottocento parigino.

Henri de Toulouse-Lautrec, Jane Avril (Before Letters) ,1893. Color Lithography, 124x91,5 cm © Herakleidon Museum, Athens Greece
Henri de Toulouse-Lautrec, Jane Avril (Before Letters) ,1893. Color Lithography, 124×91,5 cm © Herakleidon Museum, Athens Greece

Le prime quattro vedono protagoniste le Notti parigine, con tre sale dedicate ai soggetti delle loro scene e la quarta che si addentra nei luoghi degli spettacoli, passando dal Moulin Rouge all’Opéra. Lautrec decide di portare questo mondo notturno alla luce sbattendo letteralmente in prima pagina (ovvero sul poster pubblicitario) nomi e cognomi degli artisti che andavano in scena – Yvette Guilbert, Aristide Bruant, Jane Avril – dando in qualche modo il via allo star-system.

La quinta sezione è quella riservata a I cavalli: Henri adorava gli animali e non poteva in alcun modo consolarsi per non poter cavalcare, data la sua condizione fisica. Una delle opere più significative ed importanti di questa sezione, Il fantino (1889), venne realizzata durante il periodo di ricovero in una clinica per disintossicarsi dall’alcol e dagli attacchi di delirio.

Nella sesta sezione si trovano I disegni, una serie di opere realizzate a penna e a matita, che l‘artista si ritrovò a fare durante i lunghi periodi di convalescenza che si alternarono per tutta la sua vita e che riguardavano maggiormente le persone, quasi fossero dei ritratti fatti di sfuggita, abbozzati, caricaturali. Particolarmente interessante il ritratto del padre e l’autoritratto in cui Henri è nudo, su un semplice foglio, senza alcun tipo di schermatura o protezione, che sembra simboleggiare in sé l’intera condizione umana di fragilità ed impotenza.

Nella settima ed ottava sezione si trovano Le collaborazioni editoriali. Tolouse-Lautrec non amava solo le ballerine ed i palcoscenici che le ospitavano: dopo averle ammirate e, perché no, avvicinate, si metteva a lavoro per le tante riviste umoristiche che frequentemente lo richiedevano, grazie alla sua velocità realizzativa ma anche alla sua inventiva, cui faceva seguito la sua personale passione per le tecniche di riproduzione a stampa. Escarmousche è uno dei periodici illustrati con cui era solito collaborare, realizzando vignette di satira politica e di costume. Oltre a queste, sono esposti anche libri e spartiti musicali che egli aveva curato, così come una rara pietra litografica di Pour toi…! del 1893, in cui è possibile vedere Dihau, suo cugino, in un assolo di fagotto.

Henri de Toulouse-Lautrec, La Vache Enragée (Before Letters), 1896. Color Lithography 70x57,5 cm © Herakleidon Museum, Athens Greece
Henri de Toulouse-Lautrec, La Vache Enragée (Before Letters), 1896. Color Lithography 70×57,5 cm © Herakleidon Museum, Athens Greece

La sezione 9 è quella Con gli amici intellettuali. Lautrec, grazie ai suoi lavori, intesseva rapporti anche con figure di spicco del’ambiente culturale parigino, tra le quali editori, mecenati e poeti, tutti ritratti e presenti in mostra. Rapporti che lo portarono anche a realizzare la copertina e le illustrazioni di una raccolta di racconti di Clemenceau, Au Pied du Sinai, ambientata in diverse comunità ebraiche.

Decima sezione: L’amore è un’altra cosa. Forse è la parte più bella della mostra, questa finale: vengono raccolte tutte le donne della vita dell’artista, amanti e non, nei loro momenti più privati, fuori o prima di andare in scena, quando ormai le luci sono spente e la solitudine tende a ripiombare su di loro. Nessuno, come lui, ha saputo cogliere questi attimi fuggenti e sfuggenti, momenti in cui le donne si truccano o riposano e nei quali egli stesso non deve vergognarsi per come è e può mostrare addirittura il suo amore impossibile, una signora incontrata durante un viaggio in nave, misteriosa e delicata, ne La passeggera della cabina 54.

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In copertina: Henri de Toulouse-Lautrec, La Troupe de Mademoiselle Églantine, 1896 Color Lithography, 61,7×80,4 cm © Herakleidon Museum, Athens Greece

Tolouse-Lautrec

La belle époque
22 ottobre 2016 – 5 marzo 2017
Palazzo Chiablese – Piazzetta Reale – Torino

Info e prenotazioni
+39 011 024301
www.mostratoulouselautrec.it
Herakleidon Museum, Athens, Greece www.herakleidon-art.gr

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