O SENTIMENTAL MACHINE // ROMAEUROPA FESTIVAL 2022

Recensione e foto di Jamila Campagna

Il grande artista William Kentridge, il compositore François Sarhan e l’Ictus Ensemble presentano
“O sentimental Machine”
venerdì 28 e sabato 29 ottobre Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone” – Sala Petrassi


Settanta minuti di spettacolo, compressi tra un’astronave di carta e il funerale di Stalin, in cui l’acume ironico delle iconografie di William Kentridge fa da scenografia alla musica dal vivo dell’ensemble belga Ictus e del compositore francese François Sarhan, protagonista della scena anche come attore in un racconto post-avanguardista che combina assieme brani dei processi farsa del periodo stalinista, tripudi propagandistici, visioni sul mondo femminile e le poesie di Daniil Harms che mettono in crisi le parole e spaccano il linguaggio, un linguaggio che sul palco diventa una specie di lingua mista indoeuropea che parla e non sa che dice.

Ma quella di Kentridge è molto più di una scenografia: sullo schermo dietro i musicisti passano delle figure come schegge attoriali che escono vive dal video; quindi, viceversa, il live musicale ha la sua ragione d’essere nel dare ritmo e suono alle proiezioni, come fosse colonna sonora di un film muto, tra filmati storici di repertorio dell’URSS (in particolare il funerale di Stato di Stalin del 1953, con la folla in lacrime e le bandiere a mezz’asta su edifici e navi) e il film di animazione di fantascienza russo Interplanetary Revolution (1924) che Kentridge usa come palinsesto dei suoi ritagli animati e come quinta scenica del suo discorso di immagini, perché la Storia è il palinsesto del pensiero così come i materiali d’archivio sono le radici dell’inventiva creativa dell’artista sudafricano.

La parte mediatica e la parte dal vivo si compenetrano e sostengono per cercare una nostalgia paradossale che porta in un presente iperbolico quella “liberazione dell’universo dai capitalisti”, liberazione agognata nel progresso tecnologico cartoonizzato di Interplanetary Revolution: gli spezzoni d’epoca e il costruttivismo russo, la faccia della Luna tra le stelle e il culo di Lenin allo specchio, megafoni che finiscono per diventare teste che urlano proclami incomprensibili, megafoni che trasformano macchine da scrivere in fonografi e ancora megafoni che dallo schermo arrivano sul palco ad amplificare la voce e addirittura diventano strane superfetazioni sugli “strumenti ad arco Stroh”. Tutto dice che ogni comunicazione, trasmessa o tramandata, è infranta.

O Sentimental Machine è il discorso artistico su una Grande Storia che ormai è una macchietta, uno schizzo d’inchiostro pittorico o da rotocalco tipografico che ha macchiato tutto il foglio fagocitandoci dentro le folle (a Est come a Ovest). Così si procede tra ritagli di giornali e di carte che cercano di ricostruirsi come personaggi umani o bestiali che fanno caroselli svelando la quintessenza della propaganda: il vuoto assoluto.

È forse proprio a questo vacuum, a questa impossibilità di trovare un referente reale alle ideologie, che si riferisce la scritta che resta ferma sullo schermo per tutta la prima parte dello spettacolo: THE SHADOW OF A SHADOW. L’ombra di un’ombra, dove persino la sequenza tra l’articolo determinativo e quello indeterminativo delle due ombre segna la differenza tra concretezza e indefinito. L’ombra che ha perso la sua persona, che nel perderla è diventata più reale della realtà e ora sta lì nella coda dell’occhio di un uomo che la scorge come un fantasma, che si muove autonoma e prende botte, ritorno del rimosso, presenza inquietante come la polvere nascosta sotto il tappeto che esce fuori se lo sposti, come la trave nell’iride di una società contemporanea e globalizzata che non ha fatto i conti con tutte le sue situazioni irrisolte.

Musica: François Sarhan
Film d’animazione e oggetti: William Kentridge

Con Interplanetary Revolution (1924) di Khodataev, Komissarenko, Merkulov

Testi: Daniil Harms 

Elettronica: Matthieu Metzger

Cast:

Igor Semenoff: violino di Stroh

François Deppe: Violoncello di Stroh

Tom Pauwels: chitarra

Jean-Luc Plouvier: sintetizzatore

François Sarhan: attore

Matthieu Metzger: strumenti elettronici

Alexandre Fostier: suono

Georges-Elie Octors: direttore

O Sentimental Machine è stato commissionato dalla Philharmonie e da Les Théâtres de la Ville de Luxembourg

Coproduzione: Philharmonie e Les Théâtres de la Ville de Luxembourg, Ictus

Con il supporto di Koninklijk Belgisch Filmarchief / Cinémathèque royale de Belgique



Condividi sui social!Share on Facebook
Facebook
Tweet about this on Twitter
Twitter
Share on LinkedIn
Linkedin