DAVID BOWIE IS

di Vera Viselli

È arrivata in Italia (nello specifico al MAMbo di Bologna, unica tappa italiana) la mostra su David Bowie che il New York Times ha definito “elegante ed oltraggiosa”, realizzata dal Victoria and Albert Museum di Londra e curata da Victoria Broackes e Geoffrey Marsh, dopo esser partita da Londra nel 2013 (solo qui ha raggiunto quasi un milione e mezzo di visitatori) ed aver toccato Chicago, San Paolo, Toronto, Parigi, Berlino, Melbourne e Groningen. E sì, non c’è un errore nell’anno, il 2013: perché questa mostra non è nata come una retrospettiva e non lo è neanche diventata con la morte di Bowie, dopo la quale si è resa necessaria solo l’aggiunta delle informazioni relative al suo ultimo album. Ma forse, nonostante l’accento posto sul presente sin dal titolo, è quasi impossibile non vedere in essa una sorta di summa biografica – sensazione peraltro confermata dal fatto che lo stesso Bowie, di norma contrario ad ogni tipo di biografia, ha acconsentito alla creazione di quella che ha definito la sua ‘autobiografia per immagini’. Un lavoro affatto semplice, data la straordinaria vita artistica del cantante che ha rivoluzionato visivamente e musicalmente non solo il rock ma tutta la musica, se non addirittura un’epoca; fortunatamente, Bowie era un accumulatore compulsivo, così gli organizzatori hanno potuto scegliere tra 75 mila oggetti dal suo archivio personale.

David Bowie Is - documenti della mostra - Courtesy: Mambo Bologna. Foto: IL MURO
David Bowie Is – documenti della mostra – Courtesy: MAMbo – ph: IL MURO

Si parte indossando le cuffie, così da venire completamente inondati dalle note di Bowie, che sembrano provenire dall’alto, dal basso, lateralmente. È una vera inondazione di suoni, che si articolano a seconda dei contenuti multimediali che inizialmente accompagnano i visitatori all’interno del percorso creativo del Duca Bianco. La prima sezione riguarda i primissimi anni di vita e di carriera di Davie Jones: oltre alle foto che lo ritraggono da piccolissimo, sono presenti in mostra gli LP dei suoi miti musicali, come Little Richard, man mano contestualizzati nella scena musicale londinese degli anni Sessanta, fino ad arrivare alla svolta del 1969, l’anno del primo singolo, Space Oddity (devastante la percezione di sentirselo sparato nelle orecchie mentre si passa dinanzi all’odissea nello spazio di Kubrick, uno dei suoi ispiratori, mentre viene a definirsi davanti ai nostri occhi Major Tom, il protagonista della canzone, rivisitato poi dal cantante anche in Ashes to Ashes e Hallo Spaceboy.

Si arriva alla seconda sezione, che si concentra sul processo creativo riguardante la nascita degli album e la progettazione dei live show – da sottolineare il fatto che Bowie partecipava attivamente ad ogni fase della sua produzione artistica: scrittura dei brani, registrazione, produzione, design dei costumi, ideazione delle scenografie, creazione degli artwork per gli album. Se il 1969 è l’anno della svolta, il 1972 è quello della consacrazione: nasce Ziggy Stardust, l’alieno che ha avuto un impatto enorme nella cultura pop, ed in mostra è possibile ammirare l’originale abito multicolore indossato per la grandiosa esibizione di Starman a Top of the Pops (BBC ONE) – questa performance consacra Bowie a star della musica, e viene ricordata a tutt’oggi come uno spartiacque che ha cambiato totalmente la musica rock così come la cultura giovanile. Per questo look, Bowie si ispira ancora a Kubrick , nello specifico ai drughi di Arancia meccanica. Inoltre, sono a disposizione dei visitatori ritagli stampa dell’epoca che documentano tutte le trasformazioni stilistiche di Bowie e la sua influenza in favore dell’emancipazione omosessuale.

David Bowie is - veduta della mostra - Courtesy MAMbo
David Bowie is – veduta della mostra – Courtesy MAMbo

La terza sezione, come da perfetto climax, è decisamente quella più profonda, immersiva, perché il pubblico riesce a vedere, ascoltare e vivere appieno le performances live dell’artista. Video ed audio dei suoi concerti vengono proiettati su uno schermo che riveste tutte e quattro le pareti di un’enorme sala, alternati da un gioco di luci a mostrare gli spettacolari costumi, nascosti dietro l’impalcatura video, insieme agli svariati materiali di scena originali del cantante. Probabilmente è il momento culminante della mostra: non c’è più bisogno delle cuffie per avere la musica di David Bowie addosso, quella di DJ (1979), The Hearts Filthy Lesson (1995), Jean Genie (Top of the Pops, 1973), insieme alle sue chitarre esposte a vista. Dopo l’euforia da concerto, si termina in una sala total white, dove sono esposte alcune delle fotografie che ritraggono Bowie, scattate da Newton, Ritts e Rowland.

David Bowie is - veduta della mostra - Courtesy: MAMbo
David Bowie is – veduta della mostra – Courtesy: MAMbo

In totale, sono stati selezionati più 300 oggetti, che hanno trovato nel MAMbo, a detta dei curatori e dei direttori creativi della mostra, l’allestimento più bello, grazie all’architettura delle sale, che espongono con una particolare messa in scena la parte costumistica dell’artista inglese, dall’outfit di Ziggy disegnato da Burretti alle creazioni di Yamamoto per il tour di Aladdin Sane del 1973 e al cappotto con la Union Jack disegnato da Bowie insieme a McQueen per la copertina dell’album Earthling (1997), insieme agli arredi creati per il tour Diamond Dogs del ’74 – un album, quest’ultimo, che segna la fine del suo periodo glam-rock e l’inizio di un cambiamento radicale, con dei suoni che evocano una sorta di mondo sotterraneo urbano ispirato a 1984 di Orwell e a The Wild Boys: A Book of the Dead di Burroghs, che lo rende uno degli spettacoli rock più sontuosi mai realizzati.

Insomma, tutte le facce di Bowie vengono mostrate e, come ha affermato egli stesso, “non credo che la maggioranza delle mie maschere siano una mini-rappresentazione drammatica della musica. Per me restano quadri di realtà. I caratteri che ho preferito, sì… erano per lo più tragici, o altrimenti fortemente selettivi, perché diversi come creature del giorno e della notte, come veri outsiders”. D’altronde lui era una creatura spesso notturna ma a volte splendidamente solare, alieno, drugo, duca o qualsiasi altra cosa si voglia.

Non sono immorale. Sono David Bowie”.

David Bowie is - veduta della mostra- Courtesy MAMbo - ph. IL MURO
David Bowie is – veduta della mostra – Courtesy MAMbo – ph. IL MURO
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David Bowie is – fotografie esposte in mostra – Courtesy MAMbo – ph. IL MURO
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David Bowie is – veduta della mostra – Courtesy MAMbo – ph. IL MURO

David Bowie is
MAMbo
COMUNE DI BOLOGNA
ISTITUZIONE BOLOGNA MUSEI
Via Don Minzoni, 14 – 40121 BOLOGNA
14 luglio – 13 novembre 2016

Orari di apertura:
martedì, mercoledì, venerdì, sabato, domenica e festivi h 10.00 – 19.00
giovedì h 10.00 – 23.00
chiuso il lunedì

Per tutte le informazioni e prevendita dei biglietti:
www.davidbowieis.it
info tel. 892.234

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