ZEROCALCARE: KOBANE CALLING

di Jamila Campagna

Un cuore enorme al centro della pagina diviene ricettacolo di poche, pochissime frasi e di una manciata di riquadri sparsi a mo’ di mazzo di carte su un tavolo, ritagliati dalla striscia con cui comunemente le scene si fanno sequenza nel fumetto. E sì che Zerocalcare è uno che le regole compositive le ha sempre un po’ aggiustate alla sua maniera, con la tavola invasa da cerchi e rettangoli che inquadrano il flusso di coscienza dialogico dei suoi personaggi – logorroici di un lessico familiare e di parole incise in carattere calligrafico – tra cui c’è anche, soprattutto, lui stesso. Incastrato tra compagni di avventura improbabili e discorsi a forma di iscrizioni, Zerocalcare, classe 1983, riporta su carta – con arguta ironia – l’immaginario collettivo di una generazione, fatto di videogiochi, cinema, serie tv, internet e social media. Fatto anche di malcontento, di crisi economica e sogni accartocciati nel secchio. Questo cuore ingombrante è a pagina 42 di Kobane Calling, albo di più di 200 pagine edito dalla Bao Publishing, un pezzo di graphic journalism in cui Zerocalcare racconta un altro aspetto di quello stesso immaginario da cartoni animati: la guerra che, dalla caduta del Muro di Berlino ad oggi, ha continuato a riempire gli occhi di chi ora ha 30 anni, attraverso lo schermo televisivo. L’autore qui si spinge oltre il confine della sua quotidianità romana e lo fa a seguito di tre viaggi, in Turchia, Iraq e Siria, nel Kurdistan raccontato dopo averlo visto con i propri occhi, senza nessuno schermo a fare mediazione. Kobane Calling è una storia di resistenza, di lotta per i diritti civili, per proteggere un territorio che non è segnato sulle mappe, l’instancabile battaglia del popolo curdo. E’ una storia di identità, delle cose che danno forma al cuore e che dentro al cuore ciascuno porta. Da Roma a Kobane.

COVER KOBANE CALLING

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