THOMAS DE QUINCEY, L’ASSASSINIO COME UNA DELLE BELLE ARTI

SE Editore, Milano 2006

L’assassinio come una delle belle arti è un saggio scritto da Thomas De Quincey nel 1827. Per l’esattezza, il testo si compone di due parti e solamente la prima è stata scritta nel 1827; la seconda, invece, 12 anni più tardi, ossia nel 1839, cui fa seguito anche un post scriptum del 1854.

L’intento dell’autore è quello di tentare di argomentare il possibile senso artistico ed estetico insito nell’omicidio, attraverso degli esempi che partono dall’antichità per arrivare fino ai suoi giorni (Caino in primis, ma soffermandosi anche sulle vite di famosi filosofi come Kant, Hobbes, Cartesio; uomini politici quali Enrico IV di Francia fino ai più noti e popolari fatti di cronaca nera). Il tutto, ovviamente, secondo un umorismo nero e disincantato, ironico e british, evidente sin dalla prima pagina in cui De Quincey presenta il racconto come frutto della redazione di una conferenza organizzata da una fantomatica ‘Società degli Intenditori dell’Assassinio’. La base della sua riflessione parte da questo concetto: “Supponete che il povero uomo assassinato sia ormai fuori d’ogni pena, e il miserabile che ha effettuato la cosa scomparso d’un tratto, nessuno sa dove; supponete finalmente che noi abbiamo fatto del nostro meglio rompendoci le gambe per far inciampare l’amico nella sua fuga, ma tutto invano. […] Perché allora, io dico, di quale utilità, l’uso di un altro po’ di virtù? […] È stata una cosa triste, senza dubbio, molto triste; ma noi non ci possiamo niente. Per ciò, dobbiamo ricavare il miglior partito possibile da una cosa cattiva”.

Traduzione: il dado è tratto, cerchiamo di cavare qualcosa di utile da questo fatto, pur brutto che sia. Ed essendo noto il morboso interesse di De Quincey per i processi criminali, chissà se questa sua analisi è stata di una qualche utilità per il personaggio di Joe Caroll, protagonista della serie tv The Following: un professore di letteratura inglese al college, fervente sostenitore della “follia dell’arte”, proprio come Edgar Allan Poe. L’unica cosa certa è che fu Poe ad essere ispirato dai toni pre-decadentisti di De Quincey.

 

Vera Viselli

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