SERGIO ANGELI // IDOLA NATURAE

installazione site-specific
a cura di IL MURO

22 maggio 2022
Settimana nazionale della Bonifica e dell’Irrigazione – Comitato Pro Parco Urbano Acque Medie
Ponte delle Comete
Latina



in questo mondo
contempliamo i fiori;
sotto, l’inferno
(Kobayashi Issa 1763 – 1828)

Idola Naturae di Sergio Angeli è la continuazione del progetto Return to the innocence (Fragile) realizzato dall’artista durante la pandemia – da dicembre 2020 a maggio 2021, e poi ripreso da dicembre 2021 a marzo 2022 – nell’ambiente boschivo-fluviale della Riserva naturale dell’Aniene: installazioni di tecnica mista su carta, raffiguranti elementi arborei e al contempo antropomorfici, consegnate alla natura fissandole tra i rami con spaghi e tiranti, destinate a svanire portate via da un passante incuriosito o dal vento, seguendo il principio del ciclo naturale che insiste nel susseguirsi di fragilità e rigenerazione.

La matrice dell’elemento naturale – foglie, rami, arbusti raccolti dall’artista – resta come un’eco nel processo creativo dell’opera, un mezzo necessariamente sottoposto a trasformazione nella ricerca di un’autenticità significativa. Il titolo, Idola Naturae, rimanda per associazione agli idola teorizzati da Francis Bacon (italianizzato Francesco Bacone) nel suo Novum Organum (1620), ribaltandone però il senso: laddove per il filosofo seicentesco questi idola erano fonte di errore che allontanava da una conoscenza scientifica della natura (e quindi del mondo), per Sergio Angeli l’Idola – l’immagine, la rappresentazione veicolata nel simbolo – è l’unica chiave di accesso per avvicinarsi alla comprensione del mondo naturale. 

Nel Novum Organum ideale di Sergio Angeli, il campionario di immagini della natura è composto da forme trasformative, transizioni tra cose diverse ma simili che sembrano cambiare sotto i nostri occhi: sulla carta vediamo un fiore pronto a sbocciare che poi è un lichene oppure è una testa (umana o bestiale) o un organo sessuale; ma tutte queste cose sono una sola cosa in un pianeta – terrestre o alieno – dove tutto segue un principio di fecondità, dal pensiero allo spirito e al corpo, nel bestiale, nel botanico, nell’umano.

E così, l’Idola Naturae è un simbolo apotropaico, corpo cavernoso che viene lasciato alle intemperie per funzionare in modo botanico sotto il soffio del vento che ne sparge i contenuti, rilasciando il potenziale creativo che, nell’atto artistico, appartiene tanto all’intelletto quanto alla dimensione procreativa della natura. L’opera è installata sugli eucalipti storici della città di Latina, esemplari delle cosiddette barriere frangivento create per modulare un territorio impervio, per contenerlo e addomesticarlo, renderlo agibile, vivibile, farlo fruttare: una disciplina collettiva che va al di là della volontà politica di regime e affonda nell’insondabile se si cercano le ragioni vere dell’impresa, che attinge a una verità che sfugge quando si cerca di capire perché con tanta ostinazione, meno di 100 anni fa, una moltitudine si è unita per strappare un terreno alla palude secolare e farne una città immaginata e poi realizzata.

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