Ō TEMPO DI // FRANCESCO TRISTANO PRESENSTA TOK

di Lorenzo Ponziani

Udito e vista hanno catturato il viaggio musicale che Francesco Tristano ha delineato all’interno della rassegna artistica Ō tempo di in corso presso il Complesso del Museo Nazionale Romano, dove il pianista lussemburghese (partecipe già nel 2018) ha presentato la sua ultima fatica: Tokyo Stories.

L’album così intitolato contiene 16 brani, proposti dal vivo per la prima volta in Italia: un live set intenso dentro il quale l’artista sperimenta un unico linguaggio musicale influenzato da diversi generi, spaziando dalla musica classica a sonorità ambient ed elettroniche.

Una lettera d’amore aperta, tradotta in note musicali, per la città di Tokyo, che il pianista ha voluto omaggiare nelle sue composizioni, trascrivendo in musica ricordi, sensazioni e sentimenti vissuti nei suoi molteplici viaggi nella megalopoli giapponese.

Suoni catturati dalla quotidianità si fondono con un concetto di musica molto amplio con il quale Tristano ha abituato il pubblico dei suoi live, sempre con altissima qualità artistica e tecnica, che si esibisca in un club o lo si ascolti suonare in un teatro. La classe con la quale l’artista manipola il setting a disposizione (computer, piano e sintetizzatore) merita attenzione, tutto sembra facile con le sue mani mentre si lascia coinvolgere dalla musica che suona. Concentrato e divertito allo stesso tempo, Il compositore ha confezionato 90 minuti di esibizione estasiando il pubblico che lo ha ringraziato con un lunghissimo applauso.

Lo show, presentato nella sala Ottagona del Planetario, ha legato indissolubilmente musica e cinema: ogni brano è stato accompagnato da una sequenza di filmati proiettati in bianco e nero su uno schermo, a tempo di musica, a rappresentare visivamente ogni singola composizione.

Fasci di luce rossa fissi sulle storiche mura della sala e sulle statue marmoree hanno aggiunto magia a una serata già di per sé particolare: l’esibizione, soprattutto nella prima parte, ha raggiunto tangibilmente un’atmosfera intima e velata, dissacrata sul finale da sonorità più elettroniche e sperimentali, dove ogni esecuzione è stata accompagnata da una performance di danza, un ballo liberatorio messo in atto da una performer che si è destreggiata tra il pubblico, letteralmente rappresentando la musica.

Un mercoledì dal sapore internazionale che lascia intendere come diverse forme d’arte contemporanea possano trovare l’incastro giusto e darsi forza, rendendo un live set un’esperienza unica in cui lasciarsi cullare. Viaggio infinito, percezioni sensoriali ampliate, il Planetario ha brillato di magia.

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