MARCO DONNARUMMA – IL RISVEGLIO DEL CORPO ASSENTE

di Arianna Forte

«The invisibility of the eye within its own visual field, the diaphanous embodiment of language, the inaccessibility of the visceral organs: these all exhibit their own principles of absence, which can only be teased apart by a careful investigation.»

(Drew Leder, The Absent Body, 1990)

Ogni esperienza del mondo prende forma attraverso il corpo, eppure il corpo tende a sparire alla nostra attenzione quotidiana finché funziona senza problemi. Il filosofo americano Drew Leder si basa su questa considerazione per individuare la natura paradossale nel nostro vissuto: per quanto il corpo sia una presenza imprescindibile esso è essenzialmente caratterizzato dall’assenza[1]. Ma è in assoluto il suo interno a sfuggire alla percezione e al controllo.
L’uomo rintraccia in se stesso una componente sconosciuta che procede tramite meccanismi  autonomi e indipendenti dalla sua volontà. Questa è la forza da cui dipende la sua esistenza che si cela nelle cavità più buie dei tessuti organici o nei viluppi labirintici di vene e arterie, che Leder chiama foreign-meness[2]. L’interiorità fisiologica assume quindi una connotazione ambigua e contraddittoria: è inaccessibile e oscura ma allo stesso tempo vitale.

L’assenza costitutiva dell’organico è sovvertita e ripensata nella pratica artistica di Marco Donnarumma. Le sue opere scaturiscono direttamente dagli automatismi delle sue funzioni organiche: dal pulsare del flusso cardiaco e dalle vibrazioni dei tessuti muscolari. Attraverso tecnologie, che lui definisce biophysical media, riesce a carpire i mormorii e bisbigli normalmente inafferrabili dell’interno del corpo e a tradurli in performance musicali o installazioni.
Oltre ad essere un giovane artista digitale, Donnarumma è un ricercatore, sta seguendo un dottorato alla Goldsmiths, University of London e la sua opera è permeata da una piena consapevolezza sia teorica che tecnica. Il suo lavoro è basato su una tecnologia, che rielabora i principi del biofeedback, da lui stesso sviluppata: Xth Sense, un sistema per l’interazione biofisica fra uomo e macchina ideato specificatamente per performance musicali interattive[3]. L’hardware è composto da microfoni-biosensori indossabili che catturano i suoni che hanno origine nelle fibre muscolari, senza alcun contatto diretto con la pelle. Per elaborare questi dati e poi processarli in diretta utilizza un software open source programmato in Pure Data, un linguaggio di programmazione per l’elaborazione del segnale audio-video in tempo reale[4].
Una delle performance che si avvale di questo sistema biofisico è Ominous, eseguita lo scorso gennaio in occasione del CTM, Festival di arte e musica elettronica sperimentale di Berlino. Donnarumma è l’ideatore, l’esecutore e lo strumento stesso di questa composizione musicale.
Nella penombra della sala l’artista esordisce con gesti convulsi che diventano a poco a poco una coreografia di braccia che si librano nel vuoto. Due sensori posti sui suoi avambracci catturano le impercettibili vibrazioni prodotte dalle contrazioni dei muscoli.[5] Il suono della sua carne è sintetizzato, campionato dal vivo e riprodotto attraverso gli altoparlanti. Affiorano dei cigolii metallici che si intensificano in sonorità ipnotiche e essenziali: sono le vibrazioni dell’organismo diventate un’onda sonora percepibile nel mondo esterno, che saturano i sensi dei presenti.
Come un direttore d’orchestra che non ha bisogno di strumentisti, Donnarumma dirige la concertazione dei suoi tessuti organici.

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Marco performing Ominous at Spectrum, New York City (US). Picture courtesy of Ugo Dalla Porta

Il corpo assente di Leder diventa qui una sorgente musicale. ll flusso interocettivo da sempre silente e imperscrutabile viene liberato e modulato dall’artista diventando esperienza concreta, materia sonora e espressività primordiale.

Donnarumma inaugura un modo nuovo di produrre musica elettronica, basato sull’utilizzo dei suoni muscolari, gestiti tramite il movimento.

Il potenziale sonoro dei tessuti umani, che è la materia prima di Ominous e di altri lavori dell’artista, riesce a essere estrapolato e utilizzato solo grazie all’Xth Sense. Difatti è proprio nell’uso di questa nuovissima tecnologia, che è stata dichiarata «the world’s most innovative new musical instrument»[6], che si fonda l’originalità e la peculiarità della sua ricerca artistica e teorica.
Donnarumma si inserisce pienamente, e coscientemente, nell’ampia ricerca sull’interazione uomo-macchina che da più di mezzo secolo coinvolge teorici, filosofi e scienziati sul ruolo della tecnologia che «dagli anni ’80 abbiamo iniziato a vedere penetrare sotto la nostra pelle»[7].

In questo panorama si contrappongono Apocalittici e Integrati[8] delle nuove tecnologie, chi invoca un ritorno allo stato di natura rousseauiano e gli entusiasti transumanisti. Questi ultimi in riferimento all’immaginario iperbolico del Cyborg, in cui uomo e macchina sono fusi in unica nuova istanza, prevedono che a poco a poco il corpo biologico venga soppiantato dall’artificiale[9]. L’artista più emblematico è sicuramente l’australiano Stelarc, che propugna «l’inadeguatezza biologica del corpo di fronte la perfezione della tecnologia»[10], e in virtù di questa ha promosso le sue modificazioni corporali di ibridazione con la macchina. Proprio lui può essere considerato un precursore di Donnarumma, in quanto già dagli anni ’70 nelle performance Amplified Body aveva immaginato l’organismo umano come fonte sonora, utilizzando segnali bioacustici.
Il giovane ricercatore italiano però supera l’approccio iperbolico di Stelarc in favore di un’ottica in cui le tecnologie diventano riflessive. Non considera la tecnologia come strumento per potenziare o sostituire il corpo, ma come un vero e proprio mezzo di riscoperta dell’umano e del biologico[11].
Donnarumma appartiene a quella generazione di artisti e pensatori che rifiuta la tradizionale opposizione uomo-macchina[12], ha metabolizzato il rapporto con la tecnologia e cerca di instaurare un dialogo con essa.  La sua ricerca, infatti, verte proprio sulla reciprocità di questa relazione, secondo la quale «il corpo si estende attraverso la macchina ma anche la macchina si estende attraverso il corpo»[13]. L’idea di riflessività della tecnologia e quella di reciprocità tra l’uomo e la macchina si  manifestano nell’ultima opera di Donnarumma: l’installazione Nigredo.
Attraverso il contatto con il sistema di biosensori, Nigredo offre un intenso momento di introspezione fisiologica e sensoriale. In quest’opera le capacità dell’Xth Sense non sono utilizzate per un fine compositivo, come in Ominous, ma sono a disposizione di chiunque voglia percepire un lato della corporalità a cui non si può accedere in natura.
Nigredo è una breve esperienza di 8 minuti che deve essere vissuta da una persona alla volta. Il visitatore, seduto di fronte ad uno specchio, è monitorato da sensori che catturano il suono del battito cardiaco, il flusso del sangue e le contrazioni muscolari. Quel suono viene elaborato digitalmente e ricondotto al corpo sotto forma di nuovi stimoli: un accostamento di suoni, luci e vibrazioni in combinazioni e intensità diverse.
Il visitatore viene prima indotto in uno stato di deprivazione percettiva e poi sottoposto a diverse stimolazioni progettate in modo da provocare momentaneamente delle alterazioni fisiologiche, fisiche e neurali.
L’insieme delle intense vibrazioni, dei suoni e delle luci epilettiche, interferisce con i processi neurofisiologici che regolano il sistema nervoso. Il corpo umano non è in grado di riconoscere la differenza tra stimoli interni ed esterni così la percezione della propria immagine nello specchio muta e con essa anche la percezione del proprio corpo[14].
Si tratta di un’esperienza intima e inquietante del corpo interno che in questo momento eccezionale viene risensibilizzato. Il corpo assente viene scosso da questo ciclo sensoriale continuo. Attraverso l’Xth Sense il ritmo delle azioni viscerali è aumentato e amplificato digitalmente in modo da far emergere la foreign-meness. In altre parole gli automatismi dell’interiorità fisiologica, che normalmente sono inaccessibili e sfuggono al controllo diretto e alla consapevolezza, affiorano alla coscienza. Il visitatore scopre una parte di sé estranea e incomprensibile, da cui dipende la sua vita, ma che lo ha sempre accompagnato in rigoroso silenzio.

«L’interiorità del corpo diventa la fonte di una narrazione alternativa della percezione di se stessi»[15]. Le vibrazioni dei suoi organi interni ora risuonano nella carne del visitatore che vede nello specchio che ha di fronte l’incontro tra l’esterno e interno del suo corpo.

Tutta l’opera di Donnarumma è volta a sprigionare la visceralità, questa forza sottaciuta che risiede nella carnalità del fisiologico, nella voracità degli istinti e nella imperscrutabilità delle profondità del corpo. Ed è proprio ciò che nell’immaginario comune è il simbolo per eccellenza dell’artificiale, la tecnologia, che ci può rivelare la nostra più profonda identità corporale, nell’eventualità che sia l’inorganico infine a ricongiungerci con l’organico.

«Oggi la tecnologia è insieme diffusa e invasiva […] da una parte si espande attorno al corpo, modificandolo e prolungandolo, e dall’altra si insinua nell’organismo […] è proprio la tecnologia che ci obbliga a riconoscere che il corpo, con i suoi meccanismi sensomotori, è la teca ancestrale, il contenitore primo e principale dell’intelligenza».

(Giuseppe O. Longo, Homo tecnologiucus, 2005)

Scorri per leggere l’intervista

In copertina:Marco Donnarumma, Nigredo, 2013
A visitor experiencing Nigredo at Cynetart Festival, Dresden (DE). Picture courtesy of David Pinzer

[1] Drew Leder, The Absent Body, Chicago-London , The university of Chicago press, 1990, pp.10-11;

[2] Leder, ivi, p.48;

[3] Marco Donnarumma, Xth sense: recoding visceral embodiment, In Proceedings of the CHI workshop on Liveness, 2012;

[4] Ibidem;

[5] Marco Donnarumma, Music for Flesh II: informing interactive music performance with the viscerality

of the body system. Proceedings of the 2012 Conference on New Interfaces for Musical Expression (NIME-12), Ann Arbor, Michigan, 2012;

[6] Nel 2012 Marco Donnarumma ha vinto il primo premio al Margaret Guthman New Musical Instrument Competition del Georgia Tech, uno dei più importanti centri di ricerca tecnologica negli Stati Uniti. In questa occasione Xth Sense (XS) è stata dichiarata “world’s most innovative new musical instrument”;

[7] Bruce Sterling in Antonio Caronia, Il cyborg. Saggio sull’uomo artificiale, Milano, Shake, 2001, p.12;

[8] Espressione riferita al titolo del celebre saggio di Umberto Eco;

[9] Caronia, Ivi;

[10] Stelarc, Da strategie psicologiche a cyberstrategie: prostetica, robotica ed esistenza remota in Pier Luigi Capucci, Il corpo tecnologico. L’influenza delle tecnologie sul corpo e sulle sue facoltà, Baskerville, Bologna, 1994, p. 64;

[11] Ibidem;

[12] «It has undergone a meta(l)morphosis and is now positioned in the   spaces in between the traditional dichotomies, including the body-machine binaryopposition. In other words, it has become historically, scientifically and culturally impossible to distinguish bodies from their                technologically- mediated extensions.», Rosi Braidotti, Metamorphoses: Towards a Materialist Theory of Becoming, Cambridge, Polity Press, 2002, p. 228;

[13]  Vedi l’intervista di seguito;

[14]  La descrizione dell’esperienza del visitatore è stata tratta dal sito web dell’autore: www.marcodonnarumma.com;

[15] ibidem.

Marco Donnarumma, Hypo-Chrysos, 2011 - 2013
Marco Donnarumma, Hypo-Chrysos, 2011 – 2013

In occasione dell’opening del CTM Festival a Berlino, abbiamo incontrato Marco Donnarumma.

Qual è il tuo percorso di ricerca attuale?

Porto avanti una ricerca artistica da diversi anni focalizzata sull’interazione fra uomo e macchina e mi occupo specificatamente di biotecnologie e arti performative. Sto seguendo un dottorato in Arts and Computational Technology alla Goldsmiths, University of London. La Goldsmiths è stata il primo centro accademico a incentivare la collaborazione tra artisti e computer scientist. Siamo un gruppo di ricerca incentrato sulla musica. Il nostro team lavora su un progetto sulla metagesture music finanziato dall’European Research Council. Il progetto si interessa sulla nozione di gesto inteso come gesto fisico, musicale e fisiologico. Il supervisor del progetto è Atau Tanaka. [Artista e musicista giapponese, pioniere nell’uso dei biosegnali per la composizione musicale, è tuttora uno dei più noti esponenti nel campo della biomusica. N.d.R.]

La tua ricerca quindi si muove in diverse direzioni… non solo sui biosensori?

Sì, ma comunque mi baso sempre sulle biotecnologie. La mia tesi di ricerca è focalizzata sul come andare oltre la nozione di controllo nell’interazione uomo-macchina. Parto dal presupposto che il corpo umano e la macchina sono entrambi costituiti dalla materia e questa materia può essere riagganciata in diversi modi, per scopi specifici; questo tipo di interazione va oltre il semplice coupling perché come il corpo si estende attraverso la macchina, anche la macchina si estende attraverso il corpo. Un esempio concreto è la possibilità di fare delle operazioni matematiche utilizzando il codice del DNA, che è una pratica che si usa da diversi anni: si usa il DNA per eseguire algoritmi molto complessi con prestazioni fuori dalla portata di un calcolatore elettronico. Quindi, in questo senso, la macchina si estende attraverso il corpo umano. Ho chiamato questo processo configurazione, che è un concetto che ho estrapolato dalla corrente di filosofi processuali come Gilbert Simondon, Bernard Stiegler e Gilles Deleuze.

Come è connessa la tua ricerca teorica alla tua pratica artistica?

La mia è una ricerca teorica che porta alla pratica artistica e allo sviluppo degli strumenti tecnici. Ad esempio Nigredo, [creata nel 2013 assieme all’artista e ingegnere Marije Baalman N.d.R.]   è stato il lavoro che ho elaborato per il dottorato, nasce da questa idea di configurazione e si ispira alla natura che l’uomo e la macchina condividono, che è la materia. Ho cercato di trovare una maniera perfomativa di esplorare questi concetti filosofici. Da lì ho sviluppato l’installazione e poi gli strumenti tecnici per realizzarla.

In che modo in Nigredo la macchina si completa con il corpo umano?

La capacità che viene estesa nel corpo umano è il riuscire ad ascoltarsi e accedere ad un certo livello di percezione di se stessi a cui non è possibile arrivare nella vita quotidiana. La macchina, dal canto suo, estende le sue capacità tecniche attraverso il corpo umano, registrando i suoni dell’organismo del visitatore, il battito cardiaco, il flusso sanguigno, la respirazione. Cattura questo materiale che diventa la fonte primaria e vitale della macchina: se non ci fosse nessuno seduto lì la macchina non funzionerebbe.

Il dispositivo processa i suoni e poi li manda nuovamente nel corpo del visitatore utilizzando i trasduttori che sono a diretto contatto con le sue ossa. Quindi se non ci fosse il corpo del visitatore non succederebbe niente, non emetterebbero suono: hanno bisogno di un corpo umano da cui catturare gli stimoli. L’installazione non funzionerebbe se ci fosse un corpo morto dentro, al contrario di altre installazioni che si attivano anche con un cane davanti e funzionano alla stessa maniera…Un cane non si riuscirebbe a integrare in Nigredo, che è composta da una sedia sul cui schienale vengono trasmesse delle vibrazioni che la colonna vertebrale di chi si poggia deve ricevere. È tutto configurato in una maniera specifica per raggiungere uno scopo altrettanto specifico. Quello che voglio raggiungere non è uno stadio definitivo ma un processo. Non puoi mai prevedere cosa succede perché ogni corpo reagisce in maniera diversa. Questa è un’applicazione pratica del concetto di configurazione che ho menzionato prima.

Invece in Ominous come esce questa relazione uomo macchina?

In Ominous questa riflessione filosofica non era ancora né esplicita né cosciente, dato che  è uno dei miei primi lavori con Xth Sense.

Il fulcro concettuale di Ominous mi sembra che sia il concepire il corpo come uno strumento musicale…

Sì, assolutamente. Ominous fa parte di quei lavori progettati prima e che poi mi hanno portato al dottorato. Ho creato l’Xth Sense per sviluppare questa ricerca sul corpo come fonte espressiva e musicale fisiologia.

Tornando ancora indietro… all’ Xth Sense come ci sei arrivato?

Ho progettato l’Xth Sense per usare il corpo come uno strumento musicale. E difatti la mia prima performance musicale che si basa su questa tecnologia, Music for flesh II, era più che altro un concerto… Ma una volta creato mi sono reso conto che c’erano tantissime altre potenzialità che lo strumento mi permetteva di esplorare. Dopo aver performato Music for flesh II almeno settanta volte, ho deciso di creare qualcosa che andasse in una direzione leggermente diversa e allora ho implementato Hypo Crysos. Mi interessava esplorare la nozione di musicianship e mi sono ispirato a John Cage, ovviamente anche a Stelarc e a Yann Marussich.

Hypo Crysos è una performance audiovisiva sempre basata sull’ Xth Sense. È l’unica opera in cui usi il video?

In verità ho realizzato video per cinque anni ma poi mi sono specializzato sul suono.

Mi interessa anche il video come mezzo espressivo ma cerco di utilizzare diversi media solo quando servono. Odio quando si usano mezzi in eccedenza, in modo superfluo, ed è una cosa molto comune. Quindi come media uso il suono, a volte il video, e da Nigredo ho iniziato ad usare la luce, che poi è anche l’essenza primaria del video in realtà.

In questo momento stai lavorando ad altre opere?

Un lavoro come Nigredo è molto complesso e continuerò a metterci mano finché non lo approfondirò completamente. Cerco di non cambiare mai la natura fondamentale di un lavoro. Ad esempio Music for flesh l’ho ideata nel 2011 e l’ho eseguita al CTM l’altro giorno: ho cambiato due o tre cose in quattro anni, ma voglio sempre mantenerla così, anche se magari ora non mi piace troppo… Se la cambio diventa un’altra opera!

Nigredo poi è un lavoro molto difficile da mostrare. Innanzitutto perché è molto complesso da realizzare tecnicamente e poi è anche una scelta curatoriale abbastanza rischiosa, che non tutti sono disposti a fare, perché è un’esperienza fisica e psicologica molto forte per il visitatore, quindi non tutti vogliono andare in questa direzione. Di solito le persone escono dall’installazione e stanno zitte due minuti ma tutti finora mi hanno ringraziato perché è un’esperienza che non si sente nella quotidianità. «Il mio corpo può fare anche quello?» è la domanda spontanea che sorge.

E quindi dov’è che avremo la possibilità di esperire Nigredo prossimamente?

Ho presentato Nigredo solo a un paio di festival [in entrambi i casi ha vinto il primo premio N.d.R.] al The New Media Art and Video Festival TRANSITIO_MX  in Messico e al Cynetart  in Germania. Non mi interessa portare necessariamente in giro il mio lavoro, ma solo nei posti dove può essere apprezzata la sperimentazione. Nigredo sara esibita a Graz all’interno del Musikprotokoll festival, organizzato dalla radio nazionale austriaca (http://musikprotokoll.orf.at/ ).

Nigredo, Cynetart, 2014
Nigredo, Cynetart, 2014
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