UN TEATRO DI BAMBOLA

di Francesca Attiani


È uno spettacolo atipico per coloro che frequentano abitualmente Filippo Timi ed il suo mondo sfrenato. Una casa di Bambola, adattato e diretto da Andrée Ruth Shammah nel 2016 per la produzione tosco-milanese, è l’opera scritta in Italia da Henrik Ibsen nel 1879, un testo che permetteva – e permette ancora oggi – una lettura aperta del ruolo di Nora Helmer (interpretato da Marina Rocco) e quindi del ruolo femminile: una figura ambigua, dalla falsa ingenuità, che prende per mano lo spettatore con subdola dolcezza. In questa messa in scena a Filippo Timi viene affidata la caratterizzazione di ben tre personaggi maschili della storia (il marito, il dottore, l’usuraio), attribuendo a lui un carico che non gli consente di vestire nessuno di questi panni; l’istrionica fantasia a cui ci ha abituato il Timi, sembra immobilizzata dalle pesanti scenografie dell’interno della casa, quasi una scatola che imprigiona i protagonisti e soffoca lo spettatore. Se è vero infatti che la vita perfetta della moglie-bimba devota, che si divide tra marito figli e casa, cela segreti e pensieri oscuri, i momenti di dialogo appaiono fin troppo pesanti e sospirati, senza rivelarne la spensieratezza passata. I ruoli secondari della cameriera e dell’amica (Andrea Soffiantini e Mariella Valentini) sono invece più calzanti e offrono una stabilità maggiore ai momenti della scena: in queste figure la regia sperimenta davvero, con un travestimento che fa interpretare la cameriera ad un uomo con grande empatia scenica, e una figura femminile meno frivola della protagonista e capace di raccontare le emozioni senza ballarci dentro. Uno spettacolo che promette aspettative altissime da principio, ma che via via delude per mancanza di ritmo. Sicuramente se si fosse accorciato il testo, rendendo la rappresentazione più breve, forse si sarebbe scelto meglio il modo e il tempo per raccontarlo. Filippo Timi ci prova, cerca di svegliare il pubblico dialogandoci, ma appare come un tentativo vano, fuori luogo ed ereditato da altri suoi spettacoli ben più riusciti. Peccato perché le premesse c’erano tutte per una rappresentazione moderna e nuova di Una casa di Bambola, ma la scelta di costumi e arredo di primo Novecento, di musiche poco evocative degli stati d’animo e la lentezza di una serie di dialoghi sviluppati lungo tre ore, hanno mozzato il tentativo di raccontare un universo femminile nuovo.

Filippo Timi (Dottor Rank)La turnée prosegue fino al 2 aprile al Teatro Carignano di Torino e dal 4 al 9 aprile 2017 al Teatro Stabile di Genova.

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