CARLOS D’ERCOLE, VITA SCONNESSA DI ENZO CUCCHI

Quodlibet, Macerata, 2014.

Un’analisi lucida e puntuale dell’opera di un artista comporta un rischio, quello di prescindere, paradossalmente, la sostanza che si cela al di là di un gesto pittorico, di un segno. È necessario compiere un passo ulteriore, valicare la disamina formale e spingersi nell’indagine di ciò che è nient’altro che umano. Una tale pratica deve essere distinta dal resoconto di gesta rocambolesche, di vite al limite; si tratta piuttosto di operare una riflessione profonda e critica sul pensiero dell’artista, sulla personale concezione di vita e dunque sulle ragioni del fare artistico. D’altro canto, cedendo all’eccesso opposto, si rischia di produrre una sterile impalcatura biografica, anch’essa pericolosa. CARLOS D’ERCOLE, VITA SCONNESSA DI ENZO CUCCHI

FRANCO MARINEO, IL CINEMA DEL TERZO MILLENNIO. IMMAGINARI, NUOVE TECNOLOGIE, NARRAZIONI

Einaudi, Torino, 2014.

Forse aveva ragione Jeremy Bentham nel concettualizzare il Panopticon, un carcere ideale in cui il controllo risultava essere invisibile, sia per il controllore e sia per i controllati. Potrebbe riassumersi in questa forma progettuale semitotalitaria l’idea del cinema – probabilmente non solo del cinema in sé e per sé, ma delle opere audiovisive in generale – del terzo millennio: Franco Marineo affronta la questione a partire dalla fine degli anni Novanta, quando la narrazione trova l’apice ed il suo iceberg di collisione con la realtà: Jurassic Park definisce concretamente l’immersione del reale nella tecnologia (o viceversa), attraverso la possibilità, reale, di riportare alla vita i dinosauri, grazie all’intervento della biotecnologia e ad un asfissiante controllo non solo di locazione (gabbie e recinzioni) ma addirittura di riproduzione. FRANCO MARINEO, IL CINEMA DEL TERZO MILLENNIO. IMMAGINARI, NUOVE TECNOLOGIE, NARRAZIONI