ANTONIO PENNACCHI // PARTE PRIMA

intervista di Vera Viselli

Dai, dicevano, fai un’intervista con Pennacchi, hai letto quasi tutto, ci andrai sicuramente d’accordo, sarà una cosa facile. Che? Ho pensato io. Facile un bel niente, per una che per metà ha sangue veneto da parte materna – ho pensato: e se poi va a finire come in uno dei suoi libri? O se ci finiamo tutti?

Ovviamente ci sono finita dentro: ci vediamo a Latina, alla libreria Le Storie di Arrigo e Piermario, ritrovo consueto dello scrittore, mentre la discussione già prima dell’arrivo di Antonio Pennacchi verteva sulla politica. Gli scissionisti, Sel, Fratoianni, il nuovo partito, che facciamo, chi votiamo? Io già ho perso tutte le mie certezze tempo fa con Bertinotti, figuriamoci come (non) posso darvi una mano a decidere. Arriva Pennacchi, ma ha bisogno di fumare, quindi ci sediamo un attimo fuori, mentre a Latina stava letteralmente piovendo sabbia.

_MG_4422-3-2
Antonio Pennacchi // Foto: IL MURO © Tutti i diritti riservati

Partiamo dalla politica italiana. Intanto ha ancora la tessera del Pd?
Ho ancora la tessera del Pd. E dico già che al prossimo congresso voterò per Orlando.

Il suo amico e collega Carofiglio era stato ad un passo della segreteria del Pd ma ha dichiarato di aver rifiutato perché il partito non faceva spazio a tutte le diverse anime presenti. Se Renzi avesse chiesto a lei di entrare nella segreteria del Pd cosa avrebbe risposto?
Avrei detto di no, ma solo perché per fare politica bisogna essere giovani ed io non lo sono più tanto.

Quindi ha buona opinione di Matteo Renzi segretario e capo del governo…
Riguardo ai diritti civili e alle unioni di fatto, quanti anni erano che se ne parlava in Italia? Renzi le ha fatte. Pensi che quando un cardinale, forse Bertone, non mi ricordo quale, disse che il Parlamento avrebbe dovuto votare con voto segreto, Renzi ha risposto che come avrebbe dovuto votare il Parlamento lo avrebbe deciso il Parlamento stesso, non la Cei, e questa è una risposta che non era mai stata data alla Chiesa. Quindi mi pare che Renzi un po’ di cose di sinistra le abbia fatte. Mi pare positiva anche la posizione sulla realizzazione del ponte sullo stretto: il Paese ha bisogno di ripresa. Emiliano ha votato contro al referendum sulle trivelle, ma è una posizione anti-industriale la sua, oggettivamente di destra, mentre io sono per l’uguaglianza di tutti gli individui, per l’emancipazione delle larghe masse, ossia per posizioni sostenibili solo con lo sviluppo.

Dunque va bene qualsiasi opera costruttiva, in termini di sviluppo, ad esempio anche lo stadio della Roma?
Certo, un minimo di compatibilità va valutata. Io sono un industrialista. E perché non si dovrebbe fare lo stadio della Roma? A Tor di Valle prima c’era l’ippodromo, dove stava il rischio idrogeologico? A rischio idrogeologico c’è l’intero Paese, tutta Roma, non si può tirare fuori questo problema solo per lo stadio della Roma. Fatemi capire: gli stadi bisogna farli o no? Sono 40 anni che si parla dello stadio della Roma: lo voleva fare Dino Viola a Trigoria e gli è stato detto di no, poi lo voleva fare Lotito per la Lazio, sulla Tiberina, e gli è stato detto di no anche a lui, ora pure Tor di Valle non va bene. E allora non ce lo vogliono far fare. L’elitarismo dice che il calcio è solo un magna magna, solo speculazione edilizia, etc; certo, viviamo in un sistema liberaldemocratico, quindi oggettivamente capitalista, influenzato dall’economia del mercato, e quindi è chiaro che se una persona investe dei soldi poi si aspetta anche un certo ritorno economico. Ma non si può però dimenticare l’altro aspetto: il calcio è un fortissimo fattore di integrazione sociale, in questo Paese. Dopo la religione, l’unico altro vero fattore di coesione sociale è il calcio: la gente, quando va allo stadio, si sente ‘massa’, perché il tifo è una cosa che si fa insieme, stando fisicamente insieme. E poi, fatemi capire, l’unica squadra in Italia che può avere il suo stadio di proprietà è la Juventus?

In questo momento sta scrivendo la terza parte di Canale Mussolini? Ha già un’idea della data di uscita?
Sì, la sto scrivendo. Poi vedremo quello che ne uscirà. L’editore vorrebbe farlo uscire il prossimo anno, io però non so se riesco a finirlo.

Canale Mussolini era già previsto come una trilogia o pensava inizialmente di scrivere solo un libro?
Questo era un libro che sapevo di dover fare da quand’ero piccolo. Poi da ragazzo, quando ho letto Il placido Don (di Šolochov) e Il mulino del Po di Bacchelli, è iniziata a farsi man mano strada l’idea, attraverso le vicende di una famiglia italiana, di raccontare cento anni di storia. Quindi sì, c’era l’idea di realizzare tre volumi. Man mano che passavano gli anni, però, veniva meno anche la voglia di farlo, finchè poi alla fine è uscito il primo volume. Scritto il primo, mi ero quasi stufato, perché il successo mi aveva un po’ sovrastato; ero sì convinto di aver fatto un bel libro, ma non mi aspettavo tutto questo successo, anche perché ormai ero stato classificato come uno scrittore di nicchia, uno che non aveva mai sfornato best-seller. E invece questo ha sbancato: ha venduto mezzo milione di copie solo in Italia – ed ancora si vende. Però mi sono chiesto: sono capace a farne un altro? E se poi si accorgono che sono un bluff? Invece ho fatto anche il secondo, ed alcuni critici sostengono sia meglio del primo.

Antonio Pennacchi // Foto: IL MURO © Tutti i diritti riservati
Antonio Pennacchi // Foto: IL MURO © Tutti i diritti riservati

Le ha dato fastidio qualche critica in particolare dopo la vittoria dello Strega, anche in merito alla contesa a due con Acciaio di Silvia Avallone?
No, assolutamente no. Va detta una cosa: quando allora ho partecipato allo Strega, venivo dato perdente ed Acciaio vincente, soprattutto perché Mondadori aveva vinto nei tre anni precedenti. Già l’editore me lo aveva detto; mi avevano fatto partecipare perché erano sicuri che non avremmo vinto, altrimenti avrebbero candidato qualcun altro, non Canale Mussolini, un libro con questo titolo. All’inizio, molte librerie non lo mettevano in vetrina. Ho vinto da outsider. Oltretutto Acciaio mi era anche piaciuto; e Silvia (Avallone) è una bellissima persona e per certi aspetti mi era anche dispiaciuto che lei avesse perso. Ricevetti alcune critiche sul Manifesto che dicevano che ero tenero nei confronti del fascismo che mi avevano fatto arrabbiare un bel po’, ma peggio per loro.

Ha delle preferenze tra gli scrittori italiani odierni?
La scrittura che più mi piace in Italia è quella di Paolo Nori, di Antonio Pascale.

Cosa ne pensa de La scuola cattolica di Albinati?
Io non l’ho votato. Diciamo che allo scorso Strega non c’erano grandi romanzi, comunque io ho votato per Il cinghiale che uccise Liberty Valance di Giordano Meacci, che ha fatto l’università con me. Era l’unica forza narrativa presente, con il personaggio del cinghiale. Quello di Albinati non è un romanzo.

Antonio Pennacchi // Foto: IL MURO © Tutti i diritti riservati
Antonio Pennacchi intervistato presso la libreria Le Storie (Latina) // Foto: IL MURO © Tutti i diritti riservati

Cosa ne pensa del rapporto fra letteratura e cinema, le piace leggere prima il libro e poi magari vederne l’adattamento cinematografico o viceversa?
Ci sono bei film tratti da bei libri, ci sono bei film tratti da cattivi libri e ci sono brutti film tratti da brutti libri. Non mi sono mai lasciato coinvolgere dai pregiudizi: ho letto man mano i libri che mi capitavano ed ho visto man mano i film che mi capitavano. De Il maestro e margherita avevo letto prima il libro e dopo visto il film: il film non era brutto ma il libro era meglio. De Il dottor Živago ho visto prima il film e poi ho letto il libro: bellissimo film e bellissimo libro, di Via col vento ho visto prima il film e poi ho letto il libro: bellissimo film e bellissimo libro. De La valle dell’Eden ho letto prima il libro e poi ho visto il film: bellissimo libro, bel film.

E Gomorra?
Qui interviene l’autocensura del politicamente corretto. Molto più bello il film del libro. Ho visto anche la serie: non si può dire che sia fatta male, è bella e coinvolgente, però ci sono gli eroi negativi. Il film e la serie sono meglio.

Le serie oggi risultano migliori dei film da cui sono tratte?
Non sempre, ci sono alcune serie che perdono rispetto al film, come ad esempio Fargo. Ma una serie portentosa, scritta benissimo e con un grande protagonista era I Soprano, con James Gandolfini. Quando è morto Gandolfini è come se fosse morto uno di famiglia, mi ero affezionato, gli volevo proprio bene, come ad un parente, ad un amico.

E’ finito qua questo incontro? No no, che scherziamo. E’ uscito fuori che sono una semi-lontana parente del suo barbiere (ma vaffallippa va – mi dice – e potevamo farla da Gastone l’intervista, no?? Mo mi devi accompagnare da lui, tanto sono le otto, non ha chiuso). E allora facciamocela questa camminata, e mentre penso al teschio nella grotta del Circeo, a Diomede e a quello che scriverà nel prossimo libro, mi dice pure che gli sarebbe piaciuto un film tratto da Canale Mussolini. Ma ci vogliono troppi soldi, mannaggia ai soldi. E puta caso poi va a finire come con Mio fratello è figlio unico? Perché è ancora arrabbiato per quel film, che vi pensate. Che col tempo le cose passano? Ma quando mai. Più passa il tempo e più le cose si ricordano, parola di Scorpione. Comunque alla fine dal barbiere ci siamo passati, quello che ha ancora le sedie di quando ha aperto – quattro sono, più quelle di attesa -, mentre nel negozio accanto c’era un po’ di musica live. E forse boh, ci ripasseremo quando uscirà Canale Mussolini parte terza, o magari ci faremo un’altra chiacchierata mentre fuma un’altra sigaretta – io no eh, mai fumato in vita mia, anche se mi hanno chiesto la sigaretta e da accendere talmente tante volte, in giro, che ormai mi porto dietro almeno un paio di accendini.

Antonio Pennacchi e il suo barbiere storico, Gustavo // Foto: IL MURO © Tutti i diritti riservati
Antonio Pennacchi e il suo barbiere storico, Gustavo // Foto: IL MURO © Tutti i diritti riservati

In copertina: Antonio Pennacchi // Foto: IL MURO © Tutti i diritti riservati

Si ringraziano Antonio Pennacchi, per il tempo a noi dedicato, Piermario De Dominicis e Arrigo Di Bello, della libreria Le Storie, per la disponibilità e l’accoglienza.
Condividi sui social!Share on Facebook
Facebook
Tweet about this on Twitter
Twitter
Share on LinkedIn
Linkedin